Le storie tese: I tuoi ricordi
In che modo si sono intrecciate la tua vita e la storia di Elio e le Storie Tese?
Quali sono i tuoi migliori ricordi legati al Complessino?
Ce li vuoi raccontare? Vuoi farceli vedere? Vuoi farceli sentire?
Compila il form e racconta: se non hai voglia di scrivere puoi mandare una foto, oppure linkare un video (anche un video in cui ricordi i tuoi ricordi) o mandarci una nota audio come si fa tra amici.
Tutti i ricordi
La prima volta
Oggi ho 40 anni e quando vi conobbi la Terra dei cachi fu un vero missile in mezzo alla mia testa di innocente ragazzino. In quelle serate sanremesi piano piano vi ho amato e non vi ho mai più lasciati. Ho letto circa 500 libri ma voi più di tutti mi avete insegnato che l’intelligenza più brillante può trovare posto nell’ironia. A marzo di quest’anno nascerà mio figlio e voi farete parte della sua vita. Sappiatelo.
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La prima volta
Non mi ricordo il mese, ma forse, estate. Una Festa dell' Unità (di quelle di una volta), a Campi Bisenzio. Io e il mio amico Jozza incappiamo in un concerto di artisti mai sentiti nominare prima ma che, essendo gratuito, ci attira come orsi al miele. Per la prima volta ho ascoltato "Cara ti amo", "Cassonetto" , "John Holmes", ma soprattutto, "Silos", che ha aperto un varco nel mio corpicione, Ed è subito Amore. Da allora non ho mai perso un concerto nell' area fiorentina, Anche più di uno all' anno (non escludendo qualche trasferta), sono diventato Fava (Tessera # 1049), ho addormentato la mia bimba con "il Vitello dai Piedi di Balsa" e le Ho regalato, grazie a voi, il suo primo concerto. Ho gioito e sofferto con voi fino agli ultimi "Ultimi Concerti", e continuo a volervi un monte di bene. Grazie di tutto.
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La prima volta non si scorda mai...
Caro simpatico complessino... Tutta la mia esistenza, dai 18 anni ad oggi (che ne ho 47) è stata scandita dalla vostra presenza. All'epoca dell'uscita di Elio samaga hukapan kariyana turu ero un bassista in erba, e per me tentare di suonare sul 33 giri John Holmes, Cateto e Cassonetto era una goduria. Ad ogni modo il ricordo che ricordo (mi stimolate ai giri di parole estrosi) risale all'estate 1992 (la data precisa non la ricordo), ovvero al mio primo live degli EELST... ho fatto 2 chiacchiere con Feiez che si stava bevendo una birra in mezzo alla gente, e con il baffista Faso (che amavo alla follia, allora come oggi): gli dissi che suonavo il basso a ben 5 corde, e dimostrò (finta) ammirazione... lo stesso Faso mi disse che quella sera Christian stava suonando con la febbre a 39! Eroe!!! Cari EELST, la vostra "musica per sognare" è stata la colonna sonora di tanti momenti, belli e meno belli... Grazie. Grazie e grazie. <3
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La prima volta non si scorda mai
Ricordo distintamente il regalo che mio padre mi fece per il mio secondo compleanno. Una videocassetta si cui era registrata la vostra esibizione al festival dell’anno prima. Inutile dire che la guardavo almeno 439 volte al giorno e avevo solo due anni. Vi ho amato da quando praticamente ho memoria e non ci ringrazierò mai abbastanza per avermi fatto innamorare della musica a 360 gradi. (e della batteria, grazie Christian, sei un amico!)
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La scoperta
1991, suonavo nel pianobar di un villaggio turistico, scrivevo canzoni strampalate coniugando il sardo e: ora il brasiliano, ora l'inglese, ora il russo, il francese, il napoletano etc. Feci sentire all'allora mia ragazza un pezzo similfunky intitolato "I've gotta my biddiou" (biddio in sardo significa ombelico) e lei disse "bellino, è un po' sul genere Elio e le storie tese". "E chi c... sono?" fu la mia risposta, e lei, di rimando, "un gruppo nuovo che canta cose strane, fanno ridere". Documentarmi fu d'obbligo e scoprii non cose strane ma figate spaziali. Non mi avete mai fatto ridere, mi avete sempre insegnato. Nei vostri dischi ci sono trattati di composizione, di strumentismo e di arrangiamento, meraviglie continue. Vi ho seguito diligentemente e oggi, nel boschetto delle mie preferenze, siete secondi soltanto a Donald Fagen, Michael McDonald e James Taylor. E avete fatto bene a chiudere, il troppo stroppia. L'unico rammarico è che non ho mai avuto la possibilità di sentirvi dal vivo per cercarvi i difetti e (porcattroia) non trovarne neanche uno. Va be', pazienza, statemi bene e comunque, minchia che bravi! Cià Mau
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La sera delle elezioni
Era la sera delle elezioni, 14 aprile 2008. Berlusconi contro Veltroni. C'erano la Case delle Libertà e Casini. C'era ancora Bertinotti con la Sinistra Arcobaleno. E niente, pomeriggio da ventenni studenti universitari in laboratorio di fisica con radio sintonizzata sullo spoglio elettorale. Come d'abitudine, ecco manifestarsi il solito disastro della sinistra, che già allora aveva una buona tradizione di batoste, da cui non è più uscita. La consapevolezza dell'andare incontro ad un nuovo Governo Berlusconi (3?) andava di pari passo con l'attesa di andare all'ennesimo concerto di Elio. Ci si reca al verso il luogo del concerto in modalità affranta, coi tipici discorsi da elezioni perse. Concerto al mitico Rolling Stone di Milano, forse l'ultimo anno di attività prima che chiudesse. Studentessi era appena uscito e lo potevi acquistare col giornale, forse. Ricordo costasse poco. Solito ammasso di persone, fuori, in attesa dell'apertura dei cancelli, pronta a prendere posto all'interno. Solite chiacchiere da pre-concerto di Elio. Chissà quale sarà la scaletta? Ma secondo te la faranno Cateto? Sicuramente non faranno Alfieri. No quella non la fanno mai. Ad un certo punto, mentre si è lì davanti si materializza lui. Mangoni. In ritardo. Chiuso fuori. Sempre bello come il sole, probabilmente appena uscito dall'ufficio, pronto per esibirsi. Ma gli altri, che siete voi, e che siete un po' stronzi, non lo fanno entrare. Quante risate. Mangoni assaltato da una folla in visibilio che chiede foto. Ne ho fatta una anche io. Qualità sgranata di un Nokia di 10 anni fa. Alla fine si entra, Mangoni compreso. Pubblico mogio per la sconfitta con Elio che chiede ogni chi dei presenti abbia votato per Berlusconi. Maccio Capatonda nascosto tra il pubblico, forse era il periodo del video di Parco Sempione? Ad un certo punto tutti capiscono che gli Elii avevano già visto tutto, già sapevano cosa sarebbe successo alle elezioni. Era già tutto lì. Tutto già scritto. Valutando i risultati della sfida endopolitica Si scopre la verità: vince il büs del member. Il buchino delle libertà Buco con il membro intorno
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La terra dei cachi
Correva l'anno 1996. Avevo 4 anni. In quegli anni, mentre mia madre faceva le pulizie, ascoltavamo Radio LatteMiele, solo musica italiana, ed in quel periodo passavano spesso una canzoncina che diceva "Italia sì Italia noo la terra dei cachi! Una pizza in compagniaa una pizza da soli..." figuriamoci, a 4 anni ricordo che questo motivetto mi rimase impresso nella mente, e continuai poi a riderci su per anni... fino al momento in cui, qualche anno dopo, ascoltando "La vendetta del formaggio formaggino" scoprii che sì, voi eravate quelli de "La terra dei cachi". Proprio voi. Quelli degli arzigogoli, del bue riscaldante, delle trovate musicali e linguistiche geniali, che quando le senti pensi "ma come hanno fatto a pensarle". Ora di anni ne ho 27, ed ancora mi stupisco ogni volta che vi ascolto. Ps: da fan anche di Carlos Santana... lascio a voi immaginare cos'ho provato nell'aver trovato, tempo fa, il video della vostra esibizione con lui sulle note di Tapparella. Chapeau. Grazie ragazzi
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La terra dei CARI
La storia inizia a Marzo 2015, durante le mie giornate da quindicenne sbarbatello a sentire musica GGGiovane. Arriva mia madre dalla stanza accanto e mi fa "Gianlù, senti sta canzone, son sicura che ti piace". Segue la mia chiusura mentale e il mio astio nel sentire questa fantomatica canzone. Mia madre fa partire "La terra dei cachi". La sento. La prima volta rimango ancora un po' esterrefatto. La seconda volta inizia a a piacermi un po' di più. Il giorno dopo so la canzone a memoria. Spinto dalla curiosità pian piano mi cerco le altre partendo da "Mio cuggino", "Parco sempione" e così via. La mia passione cresce sempre di più fino all'uscita di FIggatta De Blanc nel 2016, primo vostro album che esce da quando sono vostro fan. Spinto dalla curiosità (alimentata ancor di più dalle serate del Festival di quell'anno in cui vi ho visti) lo vado a comprare il giorno di San Valentino sotto la pioggia scrosciante; poi torno a casa fradicio, mi metto comodo sulla sedia ormai sfinito, cuffie all'orecchio e via. Ho amato quell'album con tutto me stesso e tutt'ora, causa quell'esperienza, lo ritengo il mio album preferito. E subito dopo il primo vostro concerto a cui sia mai stato: la data del Piccoli Energumeni Tour, a Roma (che ritengo la vostra esperienza live perfetta). Ho imparato ad adorare in egual modo qualsiasi vostra produzione, vecchia o nuova che fosse. Mi avete dato un minimo di cultura musicale grazie alle vostre citazioni, mi avete fatto ridere, mi avete fatto commuovere con "Arrivedorci" e "Il circo discutibile". Avete illuminato i momenti più bui della mia vita. Siete stati il mio raggio di luce nell'oscurità...e vi ringrazio ancora adesso. Ho avuto anche modo di dirvelo di persona nel backstage di un concerto a Roma, il 28 Luglio del 2017. V.V.U.M.D.B., cari Elii. Sono felice di continuare ad avervi nelle mie cuffie e sono triste allo stesso tempo, sapendo che come voi non ci sarà nessun altro. Saluti. -Un diciottenne (supergiovane) nato troppo tardi per godersi al meglio la vostra storia, ma comunque fortunato ad avervi incrociato per strada.
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La terra dei kaki
Il mio ricordo di un pensiero del vostro pezzo “La terra dei kaki” è affiorato nel momento in cui dedicavo una poesia dialettale a un mio caro amico. Mi sono permesso di farVi un tributo nell’ultima strofa. È possibile rintracciarla nel numero 7 della rivista “La Piazza” della provincia di Rimini. Ve ne allego una foto. Un saluto. Emilio Cavalli.
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La vita
La spensieratezza dell adolescenza con le pustole e i brutti voti. La figa vista col binocolo e raccontata da elio I fonzie, l aranciata in formato doppio, i videogames al bar che andavano a 500 lire... Il motorino e rischiare la vita in discesa a motore spento per capire cosa doveva essere il motociclismo Non studiare neanche l ultimo giorno prima degli esami e prepararti, andando dal tuo migliore amico brandendo il vhs del "petomane" di Tognazzi... (promossi entrambi con un vergognoso 38) E Veder poi la vita passare.... e scoprir d esser vecchi... Tutto ad un tratto. Dannazione. V. V. B.
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L'abbraccio di gruppo su Feiez
Facevamo il liceo, avevamo 16 anni, ci piaceva la musica, e soprattutto gli Elio. In gruppo andavamo col treno fino a Torino per il Salone della Musica, per sbavare sui dischi e sugli strumenti che avremmo voluto avere. Stavamo mangiando un panino (!) fuori dal Lingotto, e vediamo Feiez che fa per entrare. Appena avvistato, molliamo tutto e ci lanciamo su di lui. Letteralmente. Mi ricordo che lo abbracciammo tutti insieme urlando a lungo "Feiez! Feiez!" con la stupidera tipica di quell'età. Ne parliamo ancora adesso, quando facciamo le rimpatriate. Eravamo giovani, eravamo sinceri ed eravamo spontanei. E amavamo la musica, Feiez e gli Elio e le storie tese.
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Lacrime di arrivedorci
Avevo gli occhi lucidi. Me l'ha detto la mia compagna. Sanremo 2018, ultima serata. Vi presentate sul palco ancora una volta. L'ultima volta, direte. Con voi i Neri per Caso. La vostra canzone più "brutta" di sempre, l'ultima apparizione in video o forse, semplicemente, Baglioni che canta ogni 2x3. Ma io piansi lacrime vere per il vostro Arrivedorci.
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l'adolescenza
Grazie a tutti, siete stati la colonna sonora della mia adolescenza. Dalle sigle in mai dire gol, fino ad ora. 1 domanda, quando in balla coi barlafus, elio dice MAASTRICHT, e chiude la bara, era la bara dell'Italia??
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L'anno più bello della mia vita
Il secondo album di EEST uscì nell'anno più felice della mia vita , un estate irripetibile , magica .
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L'applausometro
Well She was Just seventeen...io e alcune amiche del cuore andiamo al primo live di Elio della nostra vita, al teatro tenda a Firenze. Siamo estasiate sotto al palco e quando parte il "momento karaoke" non resisto e mi sbraccio per partecipare... Elio sceglie dal pubblico i primi due che si affronteranno nella sfida canora e alla fine mi chiama per fare l'applausometro ;) Io emozionatissima ricevo istruzioni da Faso: devo aizzare la platea ad applaudire prima uno dei concorrenti e poi l'altro, alzandomi dal basso verso l'alto. Alla fine vanno in pari e il premio va... all'applausometro! Elio si cava fuori di tasca un millino e me lo porge congratulandosi. Le conservo ancora, la foto è dalla pagina della mia Agenda Smemoranda del tempo... che ricordo meraviglioso! Grazie!!
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Lavapiatti
Stavo finendo di studiare e lavoravo in una Birreria e mi ricordo i cori "....chissà perchè se la mucca fa mù il merlo non fa mè..." assieme agli altri. Poi Concerti ai Casoni, a Ravarino, a Suzzara, a Carpi, un 31 dicembre in piazza a Milano....ragazzi, we miss you...
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le buone compagnie
facevo il liceo e uno compagni di classe un giorno mi cantò DITEMI PERCHEEEEEEEE SE LA MUCCA FA MUUUU IL MERLO NON FA MEEEEEEEEEEE Da allora, canto Abitudinario ai miei gemelli ogni sera, dalla nascita . Il mio amico insegna greco e latino in un liceo, suona il sax, e credo costringa con punizioni corporali tutti i suoi alunni ad imparare il testo delle vostre canzoni, e solo per questo resta il piu fico di tutti! viva Gianpiero Barbati!!!
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Le parolacce
Andavo al liceo. Tra i ragazzi ribelli e poco studiosi circolavano audiocassette dove un gruppo cantava delle canzoni piene di parolacce. Io ero un tipo pulitino e benchè ridessi di alcune battute, mi vergognavo di ascoltare le canzoni con i testi sconci. Non mi piacevano, ne avevo quasi soggezione. Il nome della band risuonava nella mia testa pur conoscendo solo uno o due brani di sfuggita: uno parlava del pene, uno parlava di feci, uno di liquidi corporei innominabili. Un giorno ci fu Sanremo e scoprii che il gruppo suddetto si esibiva. Non ci credevo, cosa avrebbero cantato mai? Il brano era simpatico e coinvolgente, non conteneva parolacce. Mi piacque. Nel frattempo mi appassionavo di musica e cominciavo a scoprire che nei pezzi di questo gruppo c´erano delle belle cose, poi scoprii che molte cose erano bellissime, tempo dopo ancora mi resi conto che dovevo ascoltare alcune di quelle cose almeno una volta al giorno. Oggi, dopo molti anni, grazie agli Elio e le storie tese, dico anch´io le parolacce. D
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Le parolacce e la musica
Edoardo Bennato. Mi piaceva, si chiamava come me, e musicava le favole della mia infanzia. Un'ottima risposta di comodo, e di facciata, alla domanda "che musica ti piace?". E "Sono Solo Canzonette" gracchiava dalle economiche casse di quello stereo della Irradio che, dallo scaffale di un grande magazzino si era insediato nella mia camera, passando per un pacco natalizio. Ma, in contemporanea, di nascosto, nel walkmann (minuscolo, trattasi di metonimia, non era certo un Sony, ma qualche parente dello stereo di cui sopra), cantavano, clandestinamente, Elio e Le storie Tese. Era facile sfruttare l'ignoranza dei genitori che compravano a me, angelico pargoletto, delle audiocassette dalla copertina simpatica, con mucche coi piedi umani o squali con l'apparecchio, e titoli quasi impronunciabili, senza interrogarsi sul contenuto delle stesse, e disinteressandosene completamente. Avevano i loro Dalla, De Gregori, De Andrè, Guccini, e tutti questi cantautori nei quali il turpiloquio è licenza poetica. Ma anche i grandi del Blues e del Rock. Così si andò avanti sino al Caro Duemila. Avevo 14 anni, ma erano tempi in cui il turpiloquio era tabù davanti ai genitori, e noi adolescenti eravamo dei DR Jekyll e MR Hyde nell'idioletto, rigorosamente adattato all'interlocutore o ai presenti. Il passaparola allora mezzo di comunicazione principale, mi fece giungere all'orecchio la notiziona bomba: Elio e le Storie Tese avrebbero suonato a Latisana, ridente località della provincia di Udine, distante una ventina di chilometri da casa mia. Non potevo perderli, ma, nel contempo, non avevo un mezzo di trasporto per raggiungere la località, nè tantomeno, l'avessi avuto, la licenza di tornare a casa a notte fonda. Si presentava, allora, il momento del rito di passaggio, dell'outing. Mia madre, avvezza al sonno precoce, lasciò l'incombenza al marito, o mio padre che dir si voglia, che contento di andare a una serata musicale, mi accompagnò di buon grado, non sapendo ciò che lo aspettava. Nella neoacquistata Fiat Ulysse, la mai troppo compianta chitarra di Duane Allman, accompagnava i miei adolescenziali timori di essere preso per un orecchio ed essere riportato a casa trascinato per un orecchio. Ma alla fine ero lì, al mio primo concerto di Elio e le Storie Tese, fuori di me dall'emozione. Mio padre rimase tutto il tempo serio, a guardare il palco ripetendo, ciclicamente e in un sottovoce estremamente sonoro: "Ma quanto bene suonano questi? ma quanto cazzo è bravo quel bassista?"
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Le storie pese
Un mio amico si fa chiamare Mangoni. Ha una maglietta con scritto MANGONI che usa come pigiama. A tipo 15 anni Mangoni mi fa conoscere gli Elii: amore a primo ascolto.
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