Conobbi Elio e le Storie Tese nel 1996 a 12 anni, quando mio fratello un giorno arrivò a casa con la proverbiale cassettina piratata di 'Eat the Phikis'. La prima impressione fu entusiasmante; le cose che uscivano da quella registrazione creavano in me una strana famigliarità. A casa mia, a parte un sacco di musica in genere, ogni tanto mio Padre ci faceva sentire le cosiddette da mia Madre :"canzoni sconvenienti". Essendo Veneziani avevamo in casa qualche disco dei Pitura Freska, (gruppo che, come scopersi poi, venne prodotto dallo stesso Otar Bolivecic degli Elii) e in macchina capitava talvolta di sentire dal nulla l'esplosione d'archi dell'introduzione di 'Berta' dei leggendari Squallor, che andava inevitabilmente poi a finire sempre nel parossismo più turpe, facendoci fare risate sguaiate e liberatorie. Quando sentivo quella musica provavo uno strano piacere che andava oltre il semplice ascolto di un bel disco, eravamo come complici. Tutto quello che avevo ascoltato finora non poteva competere con un gruppo che, più che una Band mi dava l'idea di essere composto da irriverenti compagni di scuola un pò più grandi, che radevano al suolo qualsiasi preconcetto e facile cliché, facendo inevitabilmente eclissare dai miei interessi qualsiasi altro progetto o gruppo del momento. Insomma: insieme ai cartoni di Matt Groening, a quelli (al tempo appena usciti) di Trey Parker e Matt Stone, alla prima (o seconda metà) dell'Mtv più libera e genuina e a tutta la compagnia di Mai dire Gol, Elio e le Storie Tese mi hanno svezzato, cresciuto e plagiato. In televisione non valeva la pena guardare altro, e quando dal nulla, in una qualche trasmissione appariva Elio, alzavo il volume al massimo ed esigevo il più religioso dei silenzi. Verso i 17 anni con degli amici componemmo un primo gruppetto senza pretese. Cantare è una cosa che faccio tuttora, e senza falsa modestia mi viene pure bene. La cosa che a ripensarci mi impressiona ancora oggi è come l'influenza degli Elio e le Storie Tese nella mia vita non sia tanto di carattere musicale (o quantomeno non solo), quanto quella di una vera e propria attitudine al gioco, alla curiosità, al non prendersi troppo sul serio, a fare le cose bene ma senza essere seriosi; a valicare qualsiasi barriera di etnia, di tradizione, di forma tradizionale della struttura di un pezzo; e nel senso più personale di un vero e proprio atteggiamento sul palco e col pubblico che ho inconsciamente adottato. Col passare del tempo ho coltivato altri interessi, come il Cinema, che per qualche strana concatenazione di interessi e passioni si ripresenta in un bel discorso di Fellini in uno degli ultimi e più commoventi brani degli Elii. La notizia dello scioglimento ovviamente mi spezzò il cuore, ma non ho intenzione di farla tanto lunga, perché bisogna avere fiducia in chi ti ha cresciuto. Dico solo che per quanto possano o non possano ancora fare, questi Grandi Amici e Mentori, hanno ormai lasciato un segno permanente nella mia vita, che inevitabilmente non se ne andrà mai; e adesso sono cazzi vostri.