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Ristampato nel 2000 in confezione digipack, su etichetta Aspirine/Bmg 74321 77257, con l'aggiunta della traccia video "Mio cuggino".



EAT THE PHIKIS

degli

ELIO E LE STORIE TESE



Personaggi

Elio: cantante

Rocco Tanica: pianolista

Cesareo: chitarrista alto

Faso: chitarrista basso

Feiez: largo factotum

Millefinestre: batterista


Otar Bolivecic: produttore

Eat the phikis, cioè mangia il phikis. Il phikis è quel frutto simile alla papaya, gustoso ma non commestibile, impiegato nel tessile come tintura e in metallurgia come fissante. Niente, gli EelST hanno fatto questo disco, tutto mediamente bello a parte un po' di pezzi messi lì per far numero. Fosse anche che è tutto brutto, la copertina fa abbastanza scena. Com'è questo benedetto disco: niente, inizia con Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi che dicono trois, deux, un, FIT! Poi ci sono dei rumori di fondo copiati un po' tipo Beatles, ma invece è la Prestigiosa Orchestra del Quarantaseiesimo
Festival Della Canzone Italiana che introduce il pezzo quello dei cachi, quello del braccio finto. Poi niente, finisce e parte Burattino Senza Fichi.
Chi intravede in questo brano allusioni a Pinocchio è veramente un poveretto. Appena finisce parte uno zum zum orchestrale che va a T.V.U.M.D.B.
Un pezzo di genere scottante e mai abbastanza strombazzato dai media: quello delle ragazze che scrivono su vari supporti, siano essi diari o mezzanini le seguenti cose: love by Simona '82 più altre scritte tutte storte di genere giovane. La ragazza che limonava sola è cresciuta; il menarca è un ricordo lontano di mesi, e la giovane si libra in un impeto di
autostima accompagnata dagli EelST nonchè da Giorgia, radiosa ospite in stato di grazia. Segue Lo Stato A,
Lo Stato B; una musichina molto orecchiabile sul tema del disincanto. Varie rullate e rullatine, poi un prestigioso Enrico Ruggeri fa capolino assai prestigiosamente nel sottofinale. Di seguito, un effetto vento copiato da vari dischi fa sfociare n'El
Pube, storia - vera - di un mercante di articoli per la coppia che si spostava di villaggio in villaggio fra i picchi della cordigliera andina, in aliante, nei primi anni '50. Non esistono foto del Pube, ma ci piace immaginarlo come il giovane Richard Burton di Wittness'Paradise.
Genere del brano: salsa suonata giusta con trombone. Ma ecco farsi avanti, magnetico come d'abitudine, il brano Omosessualità. Data la natura del tema proposto, non ci sentiamo di suggerirne chiavi di lettura. Piuttosto, una riflessione: omosessualità o omosensualità? Quella dopo è Mio Cuggino, che spiega l'origine di tutte le leggende urbane, dai coccodrilli fognari ai colpi segreti che uccidono dopo tre giorni, nel senso che sono tutte cose - vere - successe a mio cuggino. Mio cuggino è attualmente in carcere, ma appena esce viene e vi alza le mani a tutti. Poi accade questo: una suite, First Me,
Second Me, ottenuta con due canzoni di genere similare ma anche di genere "in inglese". Nella prima Elio dice, in sintesi: "ah, di qui e di là, come vorrei scrivere e cantare una canzone di genere in inglese! Ma dannazione, è solo un sogno". Poi invece parte la seconda, un po' tipo sogno, e c'è James Taylor che la canta con ottima pronuncia. Il passaggio a Milza è conturbante. L'eterna questione dell'"a cosa serve la milza, a parte far male quando corri o essere asportata senza conseguenze?" viene messa in burletta in questa canzone un po'dispari, e ancora una volta di genere misto: un po' bontà, un po' musica di paura. Non fai tempo ad abituarti che subito una sorniona beguine si fa' strada preceduta da un'overture di genere stornello: ancora Elio e Giorgia ai suoi apici, splendidi testimonials de Li Immortacci, canzone di speranza che afferma: i grandi defunti del rock e altri generi sono in realtà sono tutti vivi, come Elvis, e stanno a Roma sotto falso nome, ognuno ras del quartiere assegnatogli dalla ditta che ha architettato tutto. In occasione del ritornello, una preziosa lezione di swing da Edoardo Vianello, salutato ospite. Buona penultima, Tapparella. Il tema della festa delle medie, del gioco della bottiglia e del gioco della poltiglia. Le prime espansioni della mente, the doors of perception, sul divano della festa col cuscino in faccia mentre tutti ballano. Buona ultima, Neanche Un Minuto Di Non
Caco. 55 secondi di frizzi, lazzi, buonumore e tanto, tanto buon gusto. Chi intravedesse similitudini tra questo e il primo brano intravedrebbe similitudini che lascerebbero il tempo che troverebbero.

Elio e le storie tese

Eat The Phikis

Eat The Phikis

apple music

Ristampato nel 2000 in confezione digipack, su etichetta Aspirine/Bmg 74321 77257, con l'aggiunta della traccia video "Mio cuggino".



EAT THE PHIKIS

degli

ELIO E LE STORIE TESE



Personaggi

Elio: cantante

Rocco Tanica: pianolista

Cesareo: chitarrista alto

Faso: chitarrista basso

Feiez: largo factotum

Millefinestre: batterista


Otar Bolivecic: produttore

Eat the phikis, cioè mangia il phikis. Il phikis è quel frutto simile alla papaya, gustoso ma non commestibile, impiegato nel tessile come tintura e in metallurgia come fissante. Niente, gli EelST hanno fatto questo disco, tutto mediamente bello a parte un po' di pezzi messi lì per far numero. Fosse anche che è tutto brutto, la copertina fa abbastanza scena. Com'è questo benedetto disco: niente, inizia con Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi che dicono trois, deux, un, FIT! Poi ci sono dei rumori di fondo copiati un po' tipo Beatles, ma invece è la Prestigiosa Orchestra del Quarantaseiesimo
Festival Della Canzone Italiana che introduce il pezzo quello dei cachi, quello del braccio finto. Poi niente, finisce e parte Burattino Senza Fichi.
Chi intravede in questo brano allusioni a Pinocchio è veramente un poveretto. Appena finisce parte uno zum zum orchestrale che va a T.V.U.M.D.B.
Un pezzo di genere scottante e mai abbastanza strombazzato dai media: quello delle ragazze che scrivono su vari supporti, siano essi diari o mezzanini le seguenti cose: love by Simona '82 più altre scritte tutte storte di genere giovane. La ragazza che limonava sola è cresciuta; il menarca è un ricordo lontano di mesi, e la giovane si libra in un impeto di
autostima accompagnata dagli EelST nonchè da Giorgia, radiosa ospite in stato di grazia. Segue Lo Stato A,
Lo Stato B; una musichina molto orecchiabile sul tema del disincanto. Varie rullate e rullatine, poi un prestigioso Enrico Ruggeri fa capolino assai prestigiosamente nel sottofinale. Di seguito, un effetto vento copiato da vari dischi fa sfociare n'El
Pube, storia - vera - di un mercante di articoli per la coppia che si spostava di villaggio in villaggio fra i picchi della cordigliera andina, in aliante, nei primi anni '50. Non esistono foto del Pube, ma ci piace immaginarlo come il giovane Richard Burton di Wittness'Paradise.
Genere del brano: salsa suonata giusta con trombone. Ma ecco farsi avanti, magnetico come d'abitudine, il brano Omosessualità. Data la natura del tema proposto, non ci sentiamo di suggerirne chiavi di lettura. Piuttosto, una riflessione: omosessualità o omosensualità? Quella dopo è Mio Cuggino, che spiega l'origine di tutte le leggende urbane, dai coccodrilli fognari ai colpi segreti che uccidono dopo tre giorni, nel senso che sono tutte cose - vere - successe a mio cuggino. Mio cuggino è attualmente in carcere, ma appena esce viene e vi alza le mani a tutti. Poi accade questo: una suite, First Me,
Second Me, ottenuta con due canzoni di genere similare ma anche di genere "in inglese". Nella prima Elio dice, in sintesi: "ah, di qui e di là, come vorrei scrivere e cantare una canzone di genere in inglese! Ma dannazione, è solo un sogno". Poi invece parte la seconda, un po' tipo sogno, e c'è James Taylor che la canta con ottima pronuncia. Il passaggio a Milza è conturbante. L'eterna questione dell'"a cosa serve la milza, a parte far male quando corri o essere asportata senza conseguenze?" viene messa in burletta in questa canzone un po'dispari, e ancora una volta di genere misto: un po' bontà, un po' musica di paura. Non fai tempo ad abituarti che subito una sorniona beguine si fa' strada preceduta da un'overture di genere stornello: ancora Elio e Giorgia ai suoi apici, splendidi testimonials de Li Immortacci, canzone di speranza che afferma: i grandi defunti del rock e altri generi sono in realtà sono tutti vivi, come Elvis, e stanno a Roma sotto falso nome, ognuno ras del quartiere assegnatogli dalla ditta che ha architettato tutto. In occasione del ritornello, una preziosa lezione di swing da Edoardo Vianello, salutato ospite. Buona penultima, Tapparella. Il tema della festa delle medie, del gioco della bottiglia e del gioco della poltiglia. Le prime espansioni della mente, the doors of perception, sul divano della festa col cuscino in faccia mentre tutti ballano. Buona ultima, Neanche Un Minuto Di Non
Caco. 55 secondi di frizzi, lazzi, buonumore e tanto, tanto buon gusto. Chi intravedesse similitudini tra questo e il primo brano intravedrebbe similitudini che lascerebbero il tempo che troverebbero.

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