La mia prima volta con gli Elii

Fabio Nanni

Avevo 11 anni nell’estate del 1992 quando ero in villeggiatura con la mia famiglia in una amena località della riviera romagnola. Ricordo nitidamente la mia prima volta perché avvenne in modo casuale, inaspettato e un po’ assurdo. Senza alcuna ironia, ero in bagno e leggevo TV Sorrisi e Canzoni (perché c’erano i testi dei tormentoni estivi) e la radio accesa passò “Il Vitello dai Piedi di Balsa”: ne rimasi letteralmente folgorato. Nei giorni successivi feci di tutto per saperne di più quel pezzo (non trovai su TV Sorrisi e Canzoni) che per me poco più che bambino, ancora senza un’identità musicale precisa ed un gruppo preferito, era qualcosa di straordinario e magico, come uno “Stargate” per un mondo nuovo ed inesplorato; piano piano collegai tutti i tasselli del puzzle che mi portarono agli EelST, scoprendo ben presto che erano gli stessi del “Pippero” che a loro volta erano quelli di quei manifesti della mucca con i piedi, che proprio in quelle settimane vedevo affissi lungo qualche strada del mare. Nel giro di qualche settimana, anche grazie ad un cugino di qualche anno più grande, riuscii ad impossessarmi della cassetta di “Italyan, Rum Casusu Çikti” che ascoltai tantissimo, anche se non capivo molte cose.

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