EelST e Sanremo: la storia infinita

29 gennaio 2013

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La storia tra Elio e le Storie Tese e Sanremo è lunga, piena di passione e vicissitudini: i due da sempre si guardano e si studiano, si prendono e si lasciano per poi tornare a riprendersi, frequentarsi, amarsi addirittura!

 
Ecco dunque alcuni episodi, ricordi e tratti salienti di questa storia che non vuol saperne di finire, perchè... Sanremo è Sanremo e la Terra dei cachi è la Terra dei cachi!
 
 
Da Vite bruciacchiate: Le diapositive di Sanremo che ho nella mente (Faso): " - Noi che facciamo la security di noi stessi. alcuni colleghi, per motivi oscuri, si facevano precedere da una task force di gorilla muniti di ricetrasmittenti. Soprattutto al ristorante. Due uomini in nero entravano in avanscoperta, controllavano che la zona fosse sicura, poi parlavano via radio e l'artista entrava. Dopo un paio di sere l'abbiamo fatto anche noi: siamo entrati al ristorante La Pignese con atteggiamento da FBI, ci siamo accertati che non ci fosse pericolo ed abbiamo usato i telefonini come walkie-talkie: "Ok la zona è sgombra. Potete venire" E sono entrati Elio e Feiez. Poi un gorilla vero ha preso da parte Tanica e gli ha detto: "Non è mica bello che ci prendete per il culo, è il nostro lavoro e lo facciamo seriamente" shtlack! ---
 
 
Da Vite bruciacchiate: Le diapositive di Sanremo che ho nella mente (Faso): "– Elio che presenta Vessicchio in Eurovisione come: Peppuzzo Vessicchiucci, Peppuzziniello Vessicchiucci e, nella serata finale, Peppuzziniello Vessicchiuccìcci, che è il mio preferito. shtlak!" Qualche anno dopo...
 
 
Da Vite bruciacchiate: Rocco: "Il giorno della finale – previo sorteggio sfortunato – fui il primo a truccarmi da Rockets (da Rocket) col fondo argentato, quello che quando ero piccolo dicevano che i Rockets erano morti intossicati dall’argento e che quelli che si vedevano erano sosia, cambiati di continuo perché anche i sosia morivano intossicati e ce ne volevano sempre di nuovi. Così alle tre e un quarto-tre e mezzo del pomeriggio ero già Rocket. Nel tragitto tra la stanza dell’hotel dove ci si truccava e la mia stanza incontrai Spagna. Lei si spaventò molto. Feci un sonnellino. Al risveglio non mi ricordavo più di essere Rocket, mi vidi allo specchio e mi spaventai molto." Le diapositive di Sanremo che ho nella mente (Faso): "– Un sassofonista dell’orchestra che strabuzza gli occhi intravedendoci vestiti da Rockets nel retro del palco. shtlak! – Lo stupore dipinto sul volto del vigile sanremese che ci ha visti passare in moto vestiti da Rockets, con i mantelli al vento. shtlak!"
 
 
Da Il Corriere della Sera del 25 febbraio 1996: "Elio e le Storie Tese (secondi classificati) erano un fenomeno limitato a intenditori e giovani. Con "La terra dei cachi", brano che con la scusa del dileggio del luogo comune cita il meglio della tradizione melodica italiana, la band e' stata scoperta dal grande pubblico (e ha vinto il premio "Mia Martini" della critica). Ma insieme alle capacita' musicali e cabarettistiche Elio e Soci riescono a trasmettere una comicita' fredda e controcorrente: basti pensare al ritornello del brano eseguito in accelerazione alla Ridolini venerdi' , mentre ieri sera sono stati travolgenti con un travestimento alla Rockets, band degli ' 70 con suoni spaziali e scalpi alla Yul Brinner" Da Il Sole 24 ore del 13 febbraio 2013: "Patty Pravo geisha, gli eccessi della Berté, Elio «marziano». Look improponibili in 62 anni di Festival" "Tra le innumerevoli acconciature improbabili di sessantadue edizioni, ci piace ricordare quelle sfoggiate da Elio e le Storie Tese nel '96, quando a sorpresa si piazzarono secondi con «La Terra dei Cachi». Ogni serata una performance diversa, la più bella delle quali fu la ri-proposizione degli abiti di scena «marziani» dei Rockets." --- Da Vite bruciacchiate: "...nacquero a questo punto le idee del braccio finto, della versione veloce e dei Rockets. Le diapositive di Sanremo che ho nella mente (Faso): "– Il primo violino dell’orchestra che si impegna al massimo per eseguire le sue parti nella versione da un minuto al triplo della velocità. Sembrava Paganini impazzito. shtlak! Da La Repubblica del 24 febbraio 1996: "Anche i big hanno avuto il loro spazio, con la formula tutta sanremese del minutino di prova, come dire un assaggio da televendita: provate il gusto che domani la canzone ve la diamo tutta, meccanismo assai discutibile, che però ha dato lo spunto a Elio e le Storie Tese per un' altra ecezionale trovata, ovvero quella di non effettuare un minuto di ' La terra dei cachi' , bensì eseguire tutta la canzone in un minuto. Un magnifico lampo zappiano in un festival oscenamente melodico, efficacissimo perché ancora una volta mette in ridicolo i meccanismi e i luoghi comuni di questa rassegna, pur rispettandone fino in fondo le regole."
 
 
--- Da Vite bruciacchiate: "La prima volta che provammo, alla Rai di Roma, alla fine del pezzo l’orchestra applaudì. Ma facciamo un salto in avanti. La prima serata del Festival non si cantava, e Pippo intervistava i concorrenti al casinò; noi entrammo fingendo di essere tutti al cellulare; io dissi che il Festival era trash e da quel giorno in poi tutti parlarono di trash per circa cinque anni." Da La Repubblica del 21 febbraio 1996: "Così vanno le cose a Sanremo, e sicuramente quelli che sono più a loro agio in questo grande circo della canzone in tv sono Elio e le Storie Tese: "Noi siamo il principale gruppo trash e questo festival è il massimo del trash". Parole indiscutibili. "Siamo qui per comunicarvi le nostre taglie e per dirvi se facciamo uso di Wonderbra. Sappiate che solo il batterista lo usa, noi altri facciamo senza". I giornalisti ridono, eppure non c' è ironia nelle parole di Elio e dei suoi, che dipingono con sostanziale verità una situazione paradossale, con conferenze stampa che si susseguono l' una dopo l' altra senza che ci sia una sola domanda intelligente: "Ironia? Noi siamo sempre stati seri", dicono loro. Ed in fondo anche la canzone, La terra dei cachi ha delle pesanti iniezioni di realtà tra un "fififi" ed un "papapapa"."
 
 
--- Da Vite bruciacchiate: "Il Festival di Sanremo è presto detto: si scrive una canzone, la si canta a Sanremo per qualche sera e poi si torna a casa. Entrando un po’ più nel dettaglio, nell’autunno del 1995 ci giunse voce che Pippo Baudo voleva che scrivessimo una canzone per il Festival. La prima risposta fu un indignato “no”, poi la curiosità ci fece cambiare idea e scrivemmo La terra dei cachi; scritta la quale, per un certo periodo ci sembrò così brutta che eravamo indecisi se andarci o no al Festival. I miei amici, con la generosità che li ha sempre contraddistinti, mi diedero l’onore della decisione, e io decisi per il sì in un parcheggio abusivo di piazza Luigi di Savoia dopo avere ascoltato la canzone per una ventina di volte consecutivamente. Uscendo un pochino dal dettaglio, decidemmo che la nostra partecipazione sarebbe stata indimenticabile indipendentemente dalla canzone..."
 
 
--- Da Vite bruciacchiate: "Arriva l'’idea di fare il Sanremo alternativo underground. [...] Il mercoledì sera cominciava il Festival. Bene, il venerdì sera noi avremmo fatto uno spettacolo vero in cui i ragazzi avrebbero cantato sette o otto canzoni che partecipavano alla gara, completamente riarrangiate e riscritte anche nel testo, contando sul fatto che la Sony le avrebbe passate di nascosto a Dentes una settimana prima. C’era la canzone di Gianni e Marcella Bella, quella di Toto Cutugno, Anna Oxa con Donna con te, e altre che non ricordo. Anche la comunicazione di questo evento era stata fatta in modo underground, cioè con il passaparola. In un ambiente musicale che conosceva già il fenomeno degli Elii, che sapeva quali geni fossero, nessuno però aveva capito cosa sarebbero andati a fare. Pensavano a un concerto, un concerto di Elio e le Storie Tese. E comunque vengono tutti [...] Quell’anno era l’anno in cui il Festival finiva alle due di notte; c’era il Palarock. Noi abbiamo iniziato alle due meno un quarto, e fra una balla e l’altra abbiamo finito alle quattro e mezzo. Nessuno si è mosso da lì: erano praticamente inchiodati. [...] Mai visto nulla del genere. Qualche volta noi evoluti abbiamo avuto la fortuna di vedere qualche sketch del Saturday Night Live dei tempi d’oro, o di Lenny Bruce. Quello era il livello.[...] La canzone della Caselli erano quattro canzoni insieme. Rocco suonava la musica dei Beatles, e Elio cantava sulla canzone originale cambiando le parole. Destrutturavano, svelando i modelli originali. Dei geni."
 
"Aneddoto n. 1515: Nel marzo 1990, Elio & C. andarono a Sanremo a cantare le canzoni del Festival con le parole modificate, Elio-style. Non appena gli Elii vennero fuori, in prima fila Francesca, una delle storiche fan “Baby Love”, scoppiò in lacrime. Cesareo, caricatissimo, si gira e urla: “Siamo i Beatles, siamo i Beatles!”"
 
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