Una parte da record!

Andrea Napolitano

Era il 6 ottobre del 1990. Stavo per assistere a un concerto degli Elio e le Storie Tese; avevo vent’anni e solo un anno prima avevo conosciuto il “simpatico complessino” milanese rubacchiando una cassetta (sì, all’epoca esistevano le cassette!) dal comodino di mia sorella, allora sedicenne: si trattava di "Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu", il cui ascolto fece sbellicare dalle risate me e i miei amici! Entusiasta, andai ad assistere, nei mesi successivi, ad almeno due o tre concerti degli EELST; mi restò nella memoria una performance padovana della quale conservo ancora gelosamente la registrazione, arricchita di straordinari capolavori quali "Vattene Amore", "Verso l’Ignoto" e "Arriva Clistere". Ma ancor più straordinario era l’evento in programma quel 6 ottobre: gli Elio e le Storie Tese, di scena al Teatro dell’Elfo di Milano, stavano per accingersi a battere il record della canzone più lunga mai suonata e avevano perciò in programma un’esibizione della durata di 12 ore! Io ero arrivato all’alba da Padova con un mio amico che si era fatto contagiare dal mio entusiasmo per il gruppo. Le aspettative non andarono deluse: l’ascolto per ore e ore del brano "Ti Amo", valorizzato dalla presenza di ospiti di caratura internazionale, si rivelò un’esperienza di altissimo livello sia dal punto di vista musicale che della comicità. Quanto avrei voluto anch’io – seduto in seconda fila – salire sul palco a cantare! Elio, però, si limitava ogni tanto a invitare qualche “giovane donna”, invariabilmente troppo timida per rispondere all’appello. Fino a quando, in uno di tali ripetuti inviti, il talentuoso Belisari, mal gliene incolse, omise di posticipare il sostantivo “donna” all’aggettivo “giovane”, limitandosi a chiedere se ci fosse “qualche giovane” che volesse salire! Non me lo feci ripetere un secondo! Mentre il mio amico sprofondava dalla vergogna (credo l’abbiano ritrovato in Cina!), io zompavo sul palco con una per me sconosciuta destrezza da canguro e, quasi strappando il microfono di mano al povero Elio, cantai per qualche istante delle irripetibili sciocchezze. Ero al settimo cielo: facevo anch’io parte di quella performance che sarebbe finita nel Guinness dei Primati! I musicisti mi permisero con magnanimità di terminare la mia penosa esibizione, così, dopo forse una trentina di secondi, ripresi il mio posto a sedere, verso il quale fui quasi fisicamente spinto dal severo sguardo di riprovazione di Feiez. Spero che, dal paradiso dei musicisti dove certamente si trova ora, possa perdonare quella mia inopportuna intrusione. Vorrei in ogni caso ringraziare lui e tutti gli Elio e le Storie Tese per avermi concesso quei fuggevoli istanti di gloria, ma soprattutto per aver riempito tanto dei successivi 28 anni con ventate di buonumore e sana allegria. Grazie di tutto! Andrea

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