Un capodanno del cazzo che poi si risolse positivamente

Stefano Paiusco

Quella mattina del primo gennaio 1989 c'erano il Casarotti, il Zanna, il Pacelli e Tubino che allora, siccome aveva fatto la vasectomia, lo avevamo chiamato Tubino anche se il suo vero nome era Callisto Degli Antiochi, una nota e cresa famiglia di conti bastardi caduti in disgrazia durante le olimpiadi di Tokyo del 1964 e divenuti, successivamente, allevatori di renne opache vicino a Po' di Gnocca, in provincia di Rovigo . Eravamo un po' infreddoliti per aver trascorso la notte di capodanno dentro una cella frigorifera di un tir norvegese, parcheggiato lungo la statale 11, a causa di quel coglione del Pacelli che aveva sbagliato una curva e si era infilato con la sua y10 dritto nel culo dell'autotreno. Rimanemmo bloccati in mezzo a dei salmoni surgelati e a due frati benedettini sbronzi dalle undici di sera fino alle 6 del mattino seguente, finché venimmo tirati fuori da due puttane e un trans che stavano smontando dal lavoro. Finimmo in un bar di merda, l'unico aperto a quell'ora a Verona, dove brindammo con una bottiglia di "Latte di suocera" e mangiammo dei ciccioli crudi con muesli alla paprika. Fu in quel trepidante momento di gioia mista ad una vaga malinconia struggente che il Zanna, per tirare su il morale all'allegra, ma mesta combriccola, estrasse dal suo marsupio blu della Lotto, una cassetta dicendoci: "Eh, stronsi, adesso ve fasso sentir mi 'na roba." Si avvicinò allo stereo del bar e inserì la cassetta. Dopo otto bestemmie perché la cassetta non andava e due manate sul portellino dell'impianto, finalmente la registrazione partì. Si sentiva da culo, sembrava di essere al cinema a vedere l'esorcista, ma poi, a dire il vero, ci abituammo a quel suono di merda e iniziammo a gustarne persino le sfumature, al punto che riuscivamo persino a capire che cosa diceva il cantante che tutto sembrava, ma non un cantante. Ci divertimmo assai, il Casarotti si mise anche a scoreggiare a tempo con la musica (era il suo modo per manifestare una particolare gioia interiore) mentre Tubino cercava di farsi il barista cercando di spiegargli che non l'avrebbe inseminato perché si era fatto la vasectomia. La giornata, che si era preannunciata un po' del cazzo, cambiò ed io, uscito dal bar, chiesi al Zanna chi cazzo fossero i dementi che ci avevano rallegrato. Non seppe darmi risposta, disse soltanto che l'aveva trovata sul bancone del suo negozio di cerbottane malesi, probabilmente dimenticata da un cliente che proveniva dalla Bovisia. Non mi importò un beato cazzo chi fossero, ormai la giornata aveva preso una piega decisamente diversa e mi accinsi a saltellare nelle pozzanghere come un bimbo coglione, ma felice, badando bene, di tanto in tanto, di dare un po' di stomaco, così, per puro divertimento. Passarono i giorni, i mesi (due, forse, ma anche no) finché una mattina mi arrivò un fax (io non avevo il fax, ma mi arrivò lo stesso) del Zanna con sopra scritto: "Scoperto chi erano quei coglioni della cassetta di capodanno. Si chiamano Elio e le storie tese (cazzo significa non si sa) e quello che abbiamo ascoltato lo chiamano tutti live in Borgomanero." Ecco, ora sapete anche voi come ho conosciuto il simpatico complessino.

ALTRI RICORDI
^