Tutto iniziò dai "Rimini Tapes"

Paolo Roggero

La prima volta che vidi gli Elio e le storie tese fu con "La terra dei cachi", come tanti italiani. Ma non come la maggioranza, attraverso il palco di Sanremo. Fu grazie a un videoclip, girato con l'Orchestra Casadei. All'epoca avevo sei o sette anni, non ero particolarmente interessato alla musica. Sono figlio di un musicista liscio, e il novanta per cento della musica a cui ero esposto apparteneva a quel genere. Oltre a questo sapevo che esisteva la musica classica, ma era un mondo lontano, l'avrei scoperto in seguito. Il liscio e il pop italiano da radio erano tutto il mio mondo musicale. L'Orchestra Casadei era una specie di monumento musicale, mio padre conosceva personalmente alcuni dei musicisti di quella formazione, anch'io avevo avuto occasione di incontrarli. Quel loro videoclip con quel brano geniale lo consumai. Il primo disco con cui entrai in contatto fu "Cicciput". Facevo terza elementare quando il mio vicino di banco mi allungò quel disco. Già allora Pagano fu una folgorazione, anche se non avevo gli strumenti per capire fino in fondo. Crescendo arrivò la passione per il progressive, per i cantautori, musicisti che si scoprivano tramite i compagni, tramite i libri. Elio e le storie tese sono stati fedeli compagni, da Cicciput in poi. Da quel cd ho continuato a seguirli sempre di più, esplorando il vecchio materiale, senza perdermi ogni nuova uscita e soprattutto ogni concerto, quando capitavano in zona. Intanto, improvvisavo al pianoforte del salotto provando a rifare i brani che mi piacevano, e imparavo giorno dopo giorno a suonare. Poi all'università l'incontro con altri quattro ragazzi, appassionati di buona musica: l'occasione fu una festa di fine anno per cui si improvvisò un gruppo. Ci trovammo bene e decidemmo di continuare a suonare insieme. Ma a quale repertorio dedicarci? Il nome di Eelst aleggiava fin da subito e fu un concerto a Moncalieri del 2012 a deciderci definitivamente. Da allora la passione è diventata sempre più forte, studiando quella musica, imparando con libri, conoscenze comuni, chiacchierate, la storia del gruppo. Ricordo la lettura di Vite Bruciacchiate come un'esperienza estremamente divertente e toccante. I nostri concerti, pochi visto lo scarso tempo che riuscivamo a sottrarre allo studio, ma estremamente divertenti, sono ricordi che brillano intensamente, incastonati come gemme nella più bella stagione della mia vita. Attraverso queste esperienze, sotto i palchi, abbiamo avuto la fortuna di conoscere Marok, Schopenauer, Piombino e tante altre fave, a loro modo testimoni di questa lunga storia. Accade, quando dedichi tanto tempo e tanta passione nell'approfondire la conoscenza di un artista, di arrivare a considerarlo come un amico, come uno di famiglia. Questo porta alcuni fans a comportamenti a volte eccessivi e sgradevoli, non bisogna mai dimenticare che, se noi conosciamo così bene i nostri beniamini non è certo vero il contrario. Certamente è un qualcosa di irrazionale e illogico, ma è un comportamento umano. Posso dire dunque, senza timore di esagerare, che Elio e le storie tese sono stati per me degli incredibili maestri di musica (molto di quanto ho imparato sui pentagrammi lo devo allo studio dei loro brani), di umorismo, di creatività. E, perché no, a modo loro degli amici, fratelloni grandi che ci hanno tenuto compagnia per tanti anni. Non so se davvero questa epopea si sia esaurita il 29 giugno 2018, con il concerto a Barolo. Spero naturalmente che non sia così. Però quando penso a Elio e le storie tese, alla loro meravigliosa storia di musica, amicizia, umorismo e arte di alto livello, mi torna in mente quello che ha detto Fabio Caressa, commentando l'ultimo giro di campo di Alex Del Piero, il giorno del suo addio al calcio: "Qualunque sia il tifo dei vostri bambini, quando gli farete vedere, gli racconterete la storia di Del Piero sicuramente gli farete un regalo" Io penso lo stesso, da sempre, di Eelst. Grazie di tutto e a presto

ALTRI RICORDI
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