Le parolacce e la musica

Edo Collo

Edoardo Bennato. Mi piaceva, si chiamava come me, e musicava le favole della mia infanzia. Un'ottima risposta di comodo, e di facciata, alla domanda "che musica ti piace?". E "Sono Solo Canzonette" gracchiava dalle economiche casse di quello stereo della Irradio che, dallo scaffale di un grande magazzino si era insediato nella mia camera, passando per un pacco natalizio. Ma, in contemporanea, di nascosto, nel walkmann (minuscolo, trattasi di metonimia, non era certo un Sony, ma qualche parente dello stereo di cui sopra), cantavano, clandestinamente, Elio e Le storie Tese. Era facile sfruttare l'ignoranza dei genitori che compravano a me, angelico pargoletto, delle audiocassette dalla copertina simpatica, con mucche coi piedi umani o squali con l'apparecchio, e titoli quasi impronunciabili, senza interrogarsi sul contenuto delle stesse, e disinteressandosene completamente. Avevano i loro Dalla, De Gregori, De Andrè, Guccini, e tutti questi cantautori nei quali il turpiloquio è licenza poetica. Ma anche i grandi del Blues e del Rock. Così si andò avanti sino al Caro Duemila. Avevo 14 anni, ma erano tempi in cui il turpiloquio era tabù davanti ai genitori, e noi adolescenti eravamo dei DR Jekyll e MR Hyde nell'idioletto, rigorosamente adattato all'interlocutore o ai presenti. Il passaparola allora mezzo di comunicazione principale, mi fece giungere all'orecchio la notiziona bomba: Elio e le Storie Tese avrebbero suonato a Latisana, ridente località della provincia di Udine, distante una ventina di chilometri da casa mia. Non potevo perderli, ma, nel contempo, non avevo un mezzo di trasporto per raggiungere la località, nè tantomeno, l'avessi avuto, la licenza di tornare a casa a notte fonda. Si presentava, allora, il momento del rito di passaggio, dell'outing. Mia madre, avvezza al sonno precoce, lasciò l'incombenza al marito, o mio padre che dir si voglia, che contento di andare a una serata musicale, mi accompagnò di buon grado, non sapendo ciò che lo aspettava. Nella neoacquistata Fiat Ulysse, la mai troppo compianta chitarra di Duane Allman, accompagnava i miei adolescenziali timori di essere preso per un orecchio ed essere riportato a casa trascinato per un orecchio. Ma alla fine ero lì, al mio primo concerto di Elio e le Storie Tese, fuori di me dall'emozione. Mio padre rimase tutto il tempo serio, a guardare il palco ripetendo, ciclicamente e in un sottovoce estremamente sonoro: "Ma quanto bene suonano questi? ma quanto cazzo è bravo quel bassista?"

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