La musicassetta

Francesco Cortesi

Anno 1988, tradizionale gita di tre giorni con la classe del liceo. Si parte alla volta di Pescasseroli, parco degli Abruzzi. In pullman è il solito florilegio di Sony Walkman e simili, pieni delle consuete ottantaggini. Una musica che non ci soddisfa più, evidentemente. Ad un certo punto Robi, il mio compagno di banco, tira fuori una cassetta, anzi LA MUSICASSETTA, come l’avremmo sempre chiamata. É una cassetta BASF con le tre righe sopra la copertina per scriverci cosa ci é stato registrato. “Senti questi”, mi dice Robi, senza aggiungere altro. Io metto le cuffie e ascolto. C’è uno che sembra simpatico, è roba dal vivo, lui si rivolge al pubblico e chiede “Si sente?”, poi aggiunge: “uomo del mixer, dammi la voce”. Per me che comincio a girare feste e localini con la band sembra roba familiare. Poi parte “Vivi Rocco”. Di lì un crescendo: Urna, John Holmes, Silos, Cara ti amo. Avrei scoperto anni dopo che era il mitico bootleg di Borgomanero. Quando nell’estate del 90 inizió a spopolare “Hukapan”, io gli Elii li conoscevo già a memoria. Da allora, una vita con la mia: Rum Casusu, il trionfo di Sanremo, il tour americano, le lacrime per Paolone, ogni disco atteso e comperato un secondo dopo l’uscita, quella dedica di Elio sul libro che non scorderò mai, i sedici concerti, fino all’ultimo del 7 dicembre 2017 al Vidia di Cesena, a cui ho portato mia figlia che ora fa il CPM a Milano e sogna di conoscere Rocco Tanica. Mi avete tenuto compagnia per trent’anni con il vostro talento, la vostra ironia, il vostro genio assoluto. Lasciate un vuoto incolmabile, e nessun ricordo è adeguato. Grazie.

ALTRI RICORDI
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