"I love the architect!"

Andrea

Milanese emigrato a Londra nel tardo 2015, l'inizio della nuova vita è difficile, tant'è che l'annuncio del tour "Yes We Can't" è la nota più positiva del 2016. Il giorno prima del concerto conosco una ragazza in un pub, londinese autoctona che studia l'italiano da qualche mese. È meravigliosa, mi vuole rivedere, la invito al concerto, accetta. Non sa chi siete, non conosce la vostra musica, mi impegno a spiegarle tutto il più possibile. Prima canzone in scaletta è "Lo stato A, lo stato B", le comunico che tratta lo svegliarsi in letti stranieri grazie alla lingua italiana, "proprio come noi!" commenta, prodigandosi in effusioni. Annuisco senza approfondire quanto anche il titolo fosse appropriatissimo alla situazione. Apprezza estasiata il resto dello spettacolo, di tutto il concerto capisce solo la parola "bonghi" ma ciò non la turba, anzi, nel finale batte le mani gridando "fourza paneenow" con una gioia incredibile in volto. Finisce lo spettacolo, si spengono i riflettori, si gira e commenta dal profondo del cuore: "I love the architect!". Non me la dà, non la rivedrò mai più. È giusto così, aveva Mangoni negli occhi, non potevo competere.

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