Non ne combiniamo una giusta

20 febbraio 2013

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Da: associazione ack Inviato: lunedì 18 febbraio 2013 21.50 A: associazione ack Oggetto: Festival di Sanremo o Festival dell' Unità (dittatura rossa a carico del contribuente) Festival di Sanremo o festival dell' Unità? solita mafia rossa a carico del contribuente (il comunismo è sempre uguale a se stesso, cioè dittatura) Alcuni anni fa a Rho, cittadina ad ovest di Milano, l' allora amministrazione di centro-destra invitò ad esibirsi quelli di "Elio e le storie tese". Prima di inziare il concerto, i cantanti , davanti alla platea sconcertata, lessero un comunicato testè consegnato loro dal "Centro Sociale Sos Fornace". Chi è il "Centro Sociale Sos Fornace"? Molto non lo sanno. Ma è presto detto: è un gruppo di CRIMINALI seriali che da anni commette reati, ad iniziare dalla occupazione abusiva di edifici altrui (ne hanno occupati 5) , per passare agli spettacoli e feste abusive, prive di controllo e di norme di sicurezza (e di disturbo alla quete pubblica), per terminare con la sistematica evasione fiscale. Insomma una banda di veri mafiosi. Inoltre è un gruppo che da anni effettua intimidazioni, violenze e minacce a tutti quelli che non la pensano come loro. Hanno fatto anche assalti a consigli comunali e interruzione di pubblici convegni. Una vera MAFIA FASCISTA (benchè rossa e anarchica). Eppure questi di Elio e le Storie Tese non si sono fatti scrupolo di leggere i loro comunicati. Ovvio che tali "artisti" con queste premesse, non potevano che finire diritti a San Remo, e quasi vincere il Festival. Festival che si dimostra sempre di più come una forma alternativa (ed imposta a tutti) di festival dell' Unità. Anche quest' anno la direzione era stata affidata a chiari Kompagni (Fazio-Littizzetto). Insomma, stessa scena di tutte le schifose dittature comuniste di sempre. Clemente Fioravanti www.associazioneculturalekatyn.com ---- Nota stonata a Sanremo Di Sergio Cararo "Elio e le Storie Tese, geniacci della musica, stavolta pagano una cambiale al conformismo. Una strofa contro Cuba che potevano risparmiarsi e che forse gli ha spianato la strada per vincere due premi e arrivare terzi. Dobbiamo ammettere che stavolta la delusione è tanta. La band di Elio e le Storie Tese, che abbiamo sempre ritenuto dei geniacci, negli arrangiamenti e nei testi che hanno sconvolto il conformismo e le asprezze della lingua italiana messa in musica, stavolta è caduta a cacchio di cane. Lo ha fatto al Festival della Canzone Italiana, Sanremo, con una canzone – “La canzone mononota” - come al solito dissacrante ed esplosiva, che ha voluto o dovuto pagare pegno al conformismo. Una strofa contro Cuba è l’unico passaggio “impegnato politicamente nella canzone”. Eccola qui di seguito: “La canzone mononota… E’ anche facile da fischiettare. Democratica, osteggiata dalle dittature Fateci caso: l’inno cubano è pieno di note”. Una strofa, l'unica con un accenno di messaggio politico, che probabilmente gli ha spianato la strada per vincere il Premio della Critica (con una giuria nella quale si respirava a pieni polmoni l’insopportabile aria conformista degli artisti e intellettuali di area Pd) e a catena il Premio per gli arrangiamenti (questo meritato) e un terzo posto nella finale. Viene da domandarsi perché Elio e le Storie Tese abbiamo voluto pagare questa cambiale. Non certo per esigenze musicali. Sappiamo che la lingua italiana è “tosta” da piegare nei testi e renderla fluida o poetica. Ci sono sempre riusciti in pochi. Nelle canzoni italiane spesso i testi fanno letteralmente “cagare” anche se arrangiati in brani di notevole qualità sul piano musiciale. Difficile credere che “inno cubano” non potesse trovare un equivalente metrico adatto ad entrare nella strofa. Pare dunque che la genialità di Elio e le Storie Tese stavolta abbia scelto di adeguarsi, di pagare dazio alla costruzione mediatica di una Cuba come unica dittatura rimasta in un mondo dove impererebbe la democrazia a tutto tondo. Anche il buonsenso fa dire che così non è e che Cuba rappresenta molto, molto di più per un intero continente e per qualche miliardo di persone nei paesi in via di sviluppo. Una nota stonata, dunque quella di Elio e le Storie Tese. Una delusione e una cambiale pagata al consenso e al conformismo che a questo punto deve pagare anche un prezzo politico – piccolo o grande non importa. Questa volta non fischietteremo e non socializzeremo la “canzone mononota” come avvenuto per tante altre belle cose fatte da Elio e la sua band, non chiederemo alle radio di mandarla, non la scaricheremo come pirati per metterla nelle nostre play list da portarci in giro. Elio e le Storie Tese si sono piazzati bene a Sanremo, ma – a meno di un autocritica – stavolta sono usciti dai nostri cuori." Contropiano.org
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